Il fenomeno è ritenuto preoccupante dagli scienziati che l’hanno scoperto.
Le principali responsabili sono le reti da pesca che fondono con il caldo.
L’ isola di Trindade, che fa parte dello stato brasiliano di Espírito Santo, si potrebbe definire – con un’espressione un po’ abusata – come un paradiso terrestre. Si estende su appena 10 chilometri quadrati e fa parte di un arcipelago pressoché disabitato nell’oceano Atlantico, a più di 1.140 chilometri dalla costa. È qui, in un luogo così remoto, che alcuni scienziati hanno fatto una scoperta da loro stessi definita come “nuova e terrificante” al tempo stesso: le rocce sono mischiate alla plastica.
Cosa è stato scoperto nell’isola di Trindade
Quando si parla dell’ inquinamento da plastica, tipicamente ci si riferisce agli oggetti che rimangono dispersi nell’ambiente o galleggiano sulla superficie dell’acqua, degradandosi progressivamente in microplastiche. Sulle spiagge dell’isola di Trindade, però, è successo qualcosa di diverso. Di fatto, si sono creati dei “ plastiglomerati ”: le rocce sono infatti formate da granuli sedimentari e altri detriti che sono tenuti assieme dalla plastica.
“Questo è un fenomeno nuovo e terrificante al tempo stesso, perché l’inquinamento ha raggiunto la geologia”, spiega all’agenzia Reuters Fernanda Avelar Santos, geologa presso l’università federale di Parana. Insieme al tuo team di ricerca, Santos ha condotto dei test. Ne emerge che le responsabili di questo preoccupante fenomeno sono le reti da pesca. “Vengono trasportate dalle correnti marine e si accumulano sulla spiaggia. Quando la temperatura sale, la plastica fonde e si incorpora nel materiale naturale della spiaggia”.
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La plastica ormai è dappertutto
L’isola di Trindade non è certo in cima alla lista dei luoghi in cui ci si aspetta di trovare residui di plastica. È abitata soltanto da qualche decina di membri della Marina brasiliana, che lì hanno una base, ed è un’area protetta. Ogni anno infatti migliaia di tartarughe verdi (Chelonia mydas) raggiungono l’isola per deporre le uova: si tratta di una specie classificata come “ in pericolo ” nella Lista rossa dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn).
Questa è quindi l’ennesima dimostrazione di quanto la plastica sia dappertutto. Iniziative coraggiose come quelle dell’Unione europea, che ha tolto dal commercio alcuni prodotti usa e getta, sono tuttora isolate. I dati su scala globale dicono infatti che il consumo di prodotti monouso continua ad aumentare (nel 2021 è arrivato a 139 milioni di tonnellate) e, come logica conseguenza, aumenta anche la quantità di plastica che galleggia sui mari (2,3 milioni di tonnellate, stando ai dati più aggiornati).